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La “piramide del Serpente Piumato” ...

Un tour di grande fascino, attraverso le antiche testimonianze delle “civiltà precolombiane” tra Messico e Guatemala.
“Città del Messico” costruita dai conquistatori sopra i resti del centro politico e religioso di “Tenochitlan” che fu la capitale dell’impero azteco.
La visita a “Teotihuacan”, il più grande sito archeologico del Messico. Il “sito di Tikal” nella jungla del Guatemala. Tornati in Messico il “sito di Yaxchilane” su un’ansa del fiume “Usumacinta” ed ancora quelli di “Palenque”, “Uxmal” e “Chichén Itzá”, dove non mi è stato consentito scattare foto perché la mia fotocamera è stata giudicata troppo professionale. Un vero peccato.
Le città coloniali “San Cristobal de Las Casas” in Messico ed “Antigua” l’antica capitale del Guatemala con i caratteristici mercati locali.
Infine la giornata trascorsa in un resort della “Riviera Maya”, una striscia di costa caraibica a nord-est della penisola messicana dello Yucatán.

Di seguito la prima parte

Tabella dei Contenuti - Prima Parte

1° giorno - "Città del Messico", "Piazza della Costituzione" o "Zócalo" e "Tenochtitlan"

Prima di fare una breve ricognizione di “piazza della Costituzione” a Città del Messico (popolarmente chiamata “Zócalo”) abbiamo potuta ammirarla dalla terrazza del “Zócalo Central Hotel” dove abbiamo soggiornato.
Sulla piazza si affacciano la “Cattedrale Metropolitana”, il “Palazzo Nazionale” e l’area archeologica di “Tenochtitlán” che si estende da “Plaza Manuel Gamio”, fino al complesso della Cattedrale.
In epoca precolombiana in questo luogo sorgeva il più importante centro cerimoniale dell’antica capitale dell’Impero azteco, il “Templo Mayor” (“Tempio Maggiore”) di “Tenochtitlán”.

Dopo questa passeggiata ci siamo recati a visitare “Teotihuacan” il più grande sito archeologico del Messico abbastanza vicino alla capitale.
Sui lati della via centrale della città, chiamata “Via dei Morti” sorgono gli edifici cerimoniali che rendono la visita a “Teotihuacan” indimenticabile, l’immensa “Piramide del Sole”, la “Piramide della Luna”, e molte altre piattaforme costruite con lo stile “talud-tablero”.
Lungo la “Via dei Morti”, si trova l’area conosciuta come “La Cittadella” che comprende il “Tempio del Serpente Piumato”. Quest’area che era il fulcro politico-religioso della città fu erroneamente denominata “Cittadella” dagli Spagnoli, che credettero si trattasse di una struttura militare.

Una volta rientrati a “Città del Messico” ci siamo recati al “santuario di Nostra Signora di Guadalupe”. Il complesso è costituito da vari edifici religiosi costruiti in epoche successive per ricordare le apparizioni della “Vergine di Guadalupe” che avrebbe avuto “Juan Diego Cuauhtlatoatzin”.

La hall del “Zócalo Central Hotel” a Città del Messico.

La “piazza della Costituzione” (Plaza de la Constitución), vista dalla terrazza del “Zócalo Central Hotel”, è la principale piazza di “Città del Messico”, comunemente chiamata “Zócalo”, considerata il centro dell’identità nazionale messicana.
La sua collocazione, nel centro storico di “Città del Messico” fu scelta dai conquistatori spagnoli, perché la zona era esattamente sopra i resti del centro politico e religioso di “Tenochitlan” che fu la capitale dell’impero azteco.vista 

La “Cattedrale metropolitana dell’Assunzione della Santissima Vergine Maria al Cielo” (Catedral Metropolitana De La Ciudad De México) dalla terrazza del “Zócalo Central Hotel”.

“Calle Monte de Piedad” nel centro storico di “Città del Messico”. In fondo il “Mirador Torre Latino”. “La Torre Latinoamericana” è un grattacielo che si trova all’angolo tra le vie “Madero” e “Lazaro Cardenas”.

“La piazza della Costituzione” (Plaza de la Constitución) è la principale piazza di Città del Messico, comunemente chiamata “Zócalo”.

Installazione a “piazza della Costituzione” per il “Festival della Notte di Primavera” (25 marzo 2023) che si svolge in nove luoghi, nel centro storico a “Città del Messico”, tra cui “lo Zócalo”.

Il “Palazzo Nazionale” è sede del potere esecutivo federale in Messico.

La “Campana de Dolores Hidalgo” sul balcone centrale del “Palazzo Nazionale” è la campana che, secondo la tradizione, fu suonata all’alba del 16 settembre 1810 nella cittadina di “Dolores Hidalgo”, “Guanajuato”, in Messico, per chiamare la popolazione alla ribellione contro le autorità del Vicereame della “Nuova Spagna”.
Nel 1896, in occasione delle celebrazioni dell’Indipendenza, fu trasferita dal campanile della chiesa di “Dolores Hidalgo” al “Palazzo Nazionale” di “Città del Messico”.
Il 15 settembre di ogni anno, il presidente del Messico la fa rintoccare in occasione della commemorazione dell’indipendenza.

Il prospetto principale della “cattedrale di Città del Messico” (Catedral Metropolitana de la Ciudad de México) si affaccia a sud sullo “Zócalo”. La cattedrale ha quattro prospetti.

L’”altare del Perdono” della “cattedrale di Città del Messico”.

L’”altare maggiore” della “cattedrale di Città del Messico”.

Altre immagini delI’interno della cattedrale di “Città del Messico”.

L’area che occupa oggi la piazza è stata costruita all’interno dell’originario isolotto della città di “Tenochtitlan” capitale dell’impero Atzeco. La “Grande Piramide” (o Templo Mayor) era il tempio principale e faceva da supporto a due templi, posizionati in cima, dedicati agli dei “Huitzilopochtli” (dio della guerra e del sole, protettore della città) e “Tlaloc” (dio della pioggia e della fertilità).
La piazza è intitolata a “Manuel Gamio”, considerato il padre dell’antropologia moderna in Messico. Nel 1914 determinò l’ubicazione del “Templo Mayor”.

“Plazuela del Marqués” / “Plaza Menor” costeggiando a OVEST la “cattedrale di Città del Messico”.

1.1 - Il "sito di Teotihuacan"

Il sito di “Teotihuacan” è il più grande sito archeologico del Messico ed è abbastanza vicino alla capitale.
Si discute ancora da chi sia stata fondata questa città, ma fra il 150 e il 450 divenne il fulcro di una cultura che dominava quasi tutta l’America centrale.
Qui ha avuto origine lo stile architettonico “talud-tablero”, consistente in gradini trapezoidali (il talud) alternati a gradini rettangolari (il tablero), che si ritrova in moltissime altre civiltà precolombiane.
In Messico, alcune specie della pianta “Erythrina”, localmente note come “tsité”, sono considerate come alberi divinatori, e i loro semi utilizzati per la preparazione di bevande allucinogene.
I semi erano inoltre utilizzati nel “patolli”, un gioco rituale diffuso in buona parte delle culture mesoamericane precolombiane.
Per le loro vistose fioriture, le specie di questo genere sono spesso utilizzate come piante ornamentali come a “Teotihuacan”.

A “Teotihuacan”, “la Ciudadela” si trova sul lato destro della “via dei morti”. Fu chiamata così dagli spagnoli che ritenevano, erroneamente, che fossero le rovine di una cittadella fortificata.
Si trattava, invece, di uno dei più importanti centri cerimoniali cittadini. Essa si presenta come un’enorme spianata, con il lato lungo di circa 400 metri, con quattro piattaforme sopraelevate.
“La Cittadella”, che poteva contenere circa 100.000 persone, ospita la “Piramide del Serpente Piumato” (conosciuta anche come “Tempio di Quetzalcóatl”), parzialmente oscurata dalla “piattaforma Adosada” (che si trova proprio di fronte – ad ovest – del “Tempio del Serpente Piumato”).


I visitatori salgono sulla “piattaforma Adosada” per vedere il “tempio del serpente piumato” di “Teotihuacan”.

La “piramide del Serpente Piumato” (conosciuta anche come “tempio di Quetzalcóatl”) si è conservata molto bene perché era ricoperta da un’altra piramide, come tradizionalmente si faceva ogni 52 anni, quando il calendario rituale (lunare) e quello normale da 360+5 giorni coincidevano e scadeva quindi il secolo.

Sul prospetto della piramide le teste di “Tlaloc” (a sinistra) e il “serpente piumato” (a destra) in disposizione alternata. Da notare i lunghi serpenti ondulati di profilo sul fregio sottostante quello delle teste.
Ai lati della piramide due complessi abitativi. Questi ultimi fanno pensare che fossero utilizzati come residenze dai preposti al culto nella piramide o dai regnanti della città.

Il “serpente piumato” era un’importante divinità o essere soprannaturale in molte religioni mesoamericane, particolarmente ben conosciuto tra gli aztechi col nome di “Quetzalcoatl”.
Numerose teste di serpenti piumati ricoprono il “Tempio (del serpente piumato) di Teotihuacan”.

La “strada dei morti” (Calzada de los Muertos) è la via principale della città di “Teotihuacan”.
Attualmente si estende da “Plaza de la Luna” e termina alla “La Ciudadela”. Oltre non è stata ancora esplorata, ma si pensa ad una lunghezza superiore a 4 km.
Il nome gli è stato dato dagli spagnoli che, vedendo enormi cumuli di terra, che in realtà ricoprivano le piramidi poste ai lati della strada, pensarono fossero tombe di personaggi importanti.

La “piramide del Sole” è il più grande edificio di “Teotihuacan” e misura circa 225 metri di lato e 75 metri d’altezza e fu costruita in due fasi.

Il murale detto “del Puma” scoperto durante le esplorazioni archeologiche del 1963.

La “strada dei morti” (Calzada de los Muertos) termina a NORD in un grande piazzale dove sul fondo si eleva la “piramide de la Luna”. La seconda più grande piramide di “Teotihuacan”.

Le sculture di uccelli mitologici e i murales sui pilastri del patio del “palazzo di Quetzalpapálotl” (Palacio de Quetzalpapálotl).

1.2 - Il complesso della "Basilica di Nostra Signora di Guadalupe"

Nella Plaza Mariana la “Basilica di Nostra Signora di Guadalupe”, conosciuto anche come “Nuova Basilica di Santa Maria di Guadalupe” (a sinistra) e (a destra) il “Tempio espiatorio a Cristo Re” conosciuta anche come “Antica Basilica” ed a seguire (all’estrema destra) L’ex convento e “parrocchia di Santa María de Guadalupe – Capuchinas”.

Il “Tempio espiatorio a Cristo Re” conosciuto anche come “Antica Basilica” (a sinistra) e l’ex convento e parrocchia di Santa Maria de Guadalupe – Capuchinas (a destra).

A causa dell’instabilità del sottosuolo, il “Tempio espiatorio a Cristo Re”, conosciuto anche come, “Antica Basilica di Santa Maria di Guadalupe” è stato sottoposto ad interventi di consolidamento simili a quelli fatti per la Torre di Pisa.

La (nuova) “basilica di Nostra Signora di Guadalupe” è il principale luogo di culto cattolico del Messico e di tutta l’America Latina.
Nel santuario è conservato il mantello (tilmàtli) di “Juan Diego”, sul quale è raffigurata l’immagine di Maria, ritratta come una giovane nativa americana che per la sua pelle scura è chiamata dai fedeli “Virgen Morenita”.

Il giardino attorno al “santuario di Nostra Signora di Guadalupe”.

La “cappella degli Indios” (Antigua Parroquia de Indios), secondo la tradizione ospitò l’immagine di “Santa María de Guadalupe” dal 1695 al 1709 — anno in cui fu trasferita nel tempio noto come “Basilica Vecchia” — e lo stendardo di “Miguel Hidalgo” dal 1853 al 1896. Il nome deriva dal motivo che questa cappella fu originariamente costruita per il culto della popolazione indigena alla Vergine.

La particolarità della “Cappella Pocito”, considerata un gioiello architettonico dello stile barocco, è la sua forma, poiché la sua pianta è l’unica a base circolare o centrale costruita nel XVIII secolo che si conserva in Messico.

2° giorno - "Città del Messico", l'"Angelo dell'Indipendenza"

Prima di recarci a visitare il “Museo Nazionale di Antropologia” a “Città del Messico”, obiettivo principale della giornata, ci siamo fermati al monumento che celebra l’Indipendenza o “Colonna dell’Indipendenza” (El Ángel o El Ángel de la Independencia) che si trova nella rotonda alla confluenza del “Paseo de la Reforma” e delle strade “Río Tíber” e “Florencia”.
Dopo l’indimenticabile visita al museo, che ci ha impegnato gran parte della giornata, abbiamo visitato la “casa Azul”, che gli artisti “Frida Kahlo” e “Diego Rivera” abitarono a Città del Messico durante la loro burrascosa relazione dal 1929 al 1954.

Il monumento all’Indipendenza o “Colonna dell’Indipendenza” (El Ángel o El Ángel de la Independencia) si trova a “Città del Messico”, nella rotonda situata alla confluenza del “Paseo de la Reforma” e delle strade “Río Tíber” e “Florencia”.
Il monumento fu proposto dal presidente del Messico “Porfirio Díaz”, per commemorare il primo centenario di vita del Messico. La figura non rappresentata un angelo ma la dea greca alata della vittoria “Nike”.

2.1 - Il Museo Nazionale di Antropologia

Il gruppo durante la prima parte della vacanza in Messico e Guatemala, da sinistra Pia, Bernard, Bruna, Sergio, Matilde, e la guida Violetta che ci ha accompagnato in giro per “Città del Messico” ed al “sito di Teotihuacan”, davanti l’ingresso del “Museo Nazionale di Antropologia”.

“Residencial Del Bosque Ruben Darío 1 e 2”, dette le “Torri gemelle di Polanco” a “Città del Messico” dal piazzale davanti l’ingresso del “Museo Nazionale di Antropologia”.

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La “pianta di Jacaranda mimosifolia” (Albero glicine) è un albero deciduo originario della Bolivia e dell’Argentina, che ricorda molto la pianta di Mimosa molto popolare anche in Messico.

L’ingresso del “Museo Nazionale di Antropologia” di “Città del Messico”. Il museo è il più importante di tutto lo stato. Collocato nel centro della città e all’interno del “bosco cittadino di Chapultepec”.

Superato l’ingresso, nel cortile interno, sul quale si aprono le sale di piano terra del museo, al centro una fontana a forma di ombrello, “el paraguas”. La colonna ricoperta di bronzo riporta un rilievo scultoreo realizzato dai “fratelli Chávez Morado”, mentre il design è stato realizzato dal “concept di Jaime Torres Bode”.

Sala dedicata al “Periodo Preclassico”.

Oggetti risalenti al “periodo preclassico” mesoamericano realizzati tra il 2600 a.C. e il 200 d.C., trovati negli scavi di “Gualupita”, “Morelos”, “Zohapilco”, “Tlatilco”.

Ricostruzione delle “sepolture di Tlatilco” un grande villaggio precolombiano nella “Valle del Messico”.

Ricostruzione della “casa di Tlatilco”.

Dalle sale si può accedere al giardino esterno.

Il complesso della morte con il “Disco di Mictlantecuhtli” (dio della morte) trovato nel “Tempio della Piramide del Sole” nel “sito di Teotihuacan”.

La ricostruzione del “Tempio del Serpente Piumato”, terza piramide più grande di “Teotihuacan”.

Una realistica riproduzione delle duecento persone che sono state sacrificate e trovate nella “piramide di Quetzalcoatl” a “Teotihuacán”. Gli individui hanno le mani legate dietro la schiena.

Una riproduzione del “murale di Tepantitla”, a “Teotihuacán”. Il murale è noto come “Tlalocan” o il “Paradiso di Tlaloc”, dimora del dio maschio della pioggia.

“Chalchiuhtlicue” era la dea di tutte le acque terrestri.

Colonna che rappresenta gli arti inferiori degli “Atlantidei di Tula” figure antropomorfe appartenenti alla “cultura Tolteca”, ritrovate nella zona archeologica di “Tula”.

La lapide dei “guerrieri toltechi” è un elemento architettonico che ricopriva i famosi “marciapiedi di Tula”.

Il “trono a due teste” è scolpito nel basalto. Spicca la decorazione, costituita da due teste di serpente con attributi felini poste in direzioni opposte ed entrambe con lingue biforcute. È probabile che questa scultura fungesse sia da trono per i dignitari toltechi che come pietra sacrificale.

La cosiddetta “conchiglia di Tula” è stata recuperata nella Sala 2 del “Palacio Quemado” (di Tula). Faceva parte di una complessa offerta rituale che includeva materiali marini come conchiglie, lumache e coralli. È realizzato con centinaia di piatti rettangolari fatti di conchiglie e sormontati da lumache del genere Olivella; è stato depositato in una scatola di mattoni con pigmenti gialli. Indubbiamente, questa armatura poteva essere utilizzata solo dalle “élite tolteche”, poiché è persino rappresentata in alcuni personaggi mitici, come “Tlaloc”.

Tula è un sito archeologico che in passato fu la capitale dello “stato dei Toltechi” che si è sviluppato nella zona centrale del Mesoamerica durante il periodo compreso tra la caduta della città di “Teotihuacan” e la fondazione di “Tenochtitlán”, capitale dell’Impero Azteco (poi “Città del Messico”). La leggenda narra che il re-sacerdote “Quetzalcóatl” fondò la città di Tula dopo aver vendicato l’assassinio di suo padre.

Il gioco della palla(pelota) è uno sport con forti connotati rituali praticato per oltre 3000 anni dai popoli della mesoamerica precolombiana. Nel corso dei secoli sono esistite molte varianti di questo sport nei diversi luoghi in cui è stato praticato e nelle sue versioni moderne. I cerchi in pietra sui muri laterali, nei quali la palla doveva essere fatta passare, furono aggiunti al gioco solo in epoca successiva.

“Sala Mexicas”

La “Piedra del Sol” nella “Sala Mexicas”.

La “Statua di Coatlicue”.

La “Pietra di Tizoc”.

“Xiuhcoatl” è il “serpente di fuoco” nella tradizione azteca.

La testa di “Coyolxauhqui” la “Dea della luna”.

“Tepetlacalli”(scrigno di pietra) che mostra su ciascuna delle sue quattro facce laterali una coppia di guerrieri che combattono.

“Chalchiutlicue”(nome Nahuatl) che significa “colei che indossa una gonna di giada” è una dea dei fiumi, dei laghi, protettrice delle nascite e dei rituali della mitologia azteca è “moglie di Tlaloc” la divinità della pioggia.

Bracieri. L’immagine del “dio Tlaloc”. La giovane “dea azteca Xilonen” porta nelle sue mani un “chicahuaztli”, simbolo di fertilità, e un paio di spighe di mais. L’immagine di “Napatecuh(Nappatecuhtli) il dio di coloro che fabbricano stuoie con le canne e all’estrema destra un vaso votivo con immagine di “Tlaloc”.

“Xochipilli” nella mitologia azteca è “principe dei fiori”.

La cerimonia del nuovo fuoco è un rituale che si ritiene che fosse praticato anche a “Teotihuacán”.

La “Stela di Alvarado” è a forma di prisma in basalto del periodo “Tardo Olmeco”.
Mostra un uomo barbuto riccamente adornato che avanza verso un prigioniero (non visibile in questa angolazione).

“Huehuetéotl”(dios-viejo / dio vecchio) è il nome con cui è genericamente conosciuta la divinità del fuoco. Il suo culto era uno dei più antichi della Mesoamerica.

La figura del dio dell’acqua (anche di grandi dimensioni e in argilla) con zanne e paraocchi coincide con quella di “Tlaloc”.

La “statua del dio dell’acqua”.

Altre sale del “Museo Nazionale di Antropologia” di “Città del Messico”.

2.2 -La casa che "Frida Kahlo" e "Diego Rivera" abitarono a "Città del Messico"

La “casa Azul”, che “Frida Kahlo” e “Diego Rivera” abitarono a “Città del Messico” dal 1929 al 1954.

“Retrato de Muchacha”, Ritratto di una ragazza (non concluso) di “Frida Kahlo”.

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“Retrato di Arija Muray” (non concluso) di “Frida Kahlo”.

“Natura morta” (1942) di “Frida Kahlo”, olio su una lastra di rame.

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Viva la Vida di Frida Kahlo olio su masonite.

La “casa Azul”, che “Frida Kahlo” e “Diego Rivera” abitarono a “Città del Messico” dal 1929 al 1954.

3° e 4° giorno - "Canyon Sumidero" e pernottamento a "San Cristóbal de Las Casas"

Provenienti da Città del Messico, con un giorno di ritardo per un inspiegabile annullamento del volo, siamo atterrati all’aeroporto Internazionale “Ángel Albino Corzo”, noto anche come “Aeroporto Internazionale Tuxtla Gutierrez”. L’aeroporto internazionale si trova a “Chiapa de Corzo” nel “Chiapas”.
Il programma di due giorni è stato quindi concentrato in un giorno solamente e ovviamente la crociera al “canyon Sumidero”, vista la stanchezza e la mancanza di sonno accumulata per il contrattempo, non è stata divertente e appagante come avevamo immaginato.
Prima di arrivare a “San Cristóbal de Las Casas” abbiamo visitato le comunità indigene maya di “Zinacantán” e “San Juan Chamula”. Tutte queste visite compresa quella a “San Cristobal” sono state più brevi del previsto e solamente grazie alla esperta guida Erasto Molina abbiamo potuto apprezzare le peculiarità di questi luoghi e delle loro popolazioni. Erasto ha saputo coniugare in una felice sintesi storia, cultura ed usanze maya con leggerezza e preparazione.

Si parte dall’”Embarcadero Cahuare” per l’escursione al “canyon del Sumidero”. In attesa di essere imbarcati sulle lance ci hanno tenuto compagnia i piccoli venditori di souvenir.

“Erasto Molina” è l’abile guida che ci ha accompagnato durante la parte del nostro viaggio nella regione del “Chiapas”, in Messico. Oltre le doti che ho già citato è anche un po’ filosofo e questo ha dato alle sue narrazioni un piacevole garbo …

Il “canyon del Sumidero” è uno stretto e profondo canyon situato a 5 km da “Tuxtla Gutiérrez”, capitale dello stato del “Chiapas”, in Messico dove scorrono le acque del “fiume Grijalva”.
L’escursione dura circa mezza giornata. Si parte con le lance dall’”Embarcadero Cahuare” si fanno diverse soste nei punti in cui le pareti raggiungono le altezze maggiori. Suggestive, in particolare, le fermate nei pressi di un dirupo ricoperto da uno spesso strato di muschio che ricorda vagamente un albero di Natale e all’interno di una piccola grotta dove si trova una statua della Vergine Maria raggiungibile con una scala.
Il canyon sfocia nel bacino artificiale della “diga idroelettrica Manuel Moreno Torres”, popolarmente conosciuta come la “diga di Chicoasén”.
Lungo il percorso si ammira una fauna molto ricca con coccodrilli, scimmie e numerose specie di uccelli.
Il luogo è favorito da un clima caldo umido che va dai muschi del livello dell’acqua fino ai pini e alle querce ad un migliaio di metri di altezza.

3.1 - "Zinacantán"

Visita a “Zinacantán” una cittadina dello stato messicano del “Chiapas” dove è presente una comunità indigene maya.

L’“Iglesia de San Lorenzo” a “Zinacantán” (Chiapas).

“Capilla El Señor de Esquipulas” a Zinacantán (Chiapas).

3.2 - "San Juan Chamula"

“San Juan Chamula” è una cittadina nello stato messicano del “Chiapas”. Anche in questa località, come a “Zinacantan”, oltre lo spagnolo si parla il “tzotzil” la lingua della tradizione maya largamente diffusa nel “Chapas” tra le comunità indigena.
La guida ci aveva un po’ preparati alla visita alla “Iglesia” dedicata a “San Juan”.
L’atmosfera all’interno è molto particolare:
le numerose candele accese con gli addetti intenti a staccare la cera dal pavimento, coperto da lunghi aghi di pino che vengono ricambiati più volte al giorno, i “retablos” infiorati, con i fedeli inginocchiati a terra che recitano le cantilena in “lingua tzotzil e tzeltal”, il pollame che viene sacrificato per assorbire e quindi eliminare le presenze negative dai fedeli, il “posh”, cioè l’acquavite di canna da zucchero profumata con erbe, spruzzata tutt’intorno con la “coca cola” (la bevanda è entrata a far parte in questi anni dei riti e delle usanze, e costituisce oggi la prima causa di morte per diabete di tipo 2. Ma questa, dell’uso della coca cola, ci hanno riferito, è una lunga storia …), il fumo di fortissimo tabacco, offerto assieme all’incenso di copale, tutto questo conferisce a questo luogo un particolare fascino.
Un’indimenticabile testimonianza in cui la religione cattolica si intreccia indissolubilmente ai riti maya ed alle tradizioni indigene.

Il mercato è un’altra tappa obbligata della visita a “San Juan Chamula”.
Si vende prevalentemente frutta, verdura, cereali e legumi ma anche oggetti in pelle, tessuti e fantastiche maschere.
Peccato essere arrivati al mercato di pomeriggio, la mattina c’è tutta un’altra atmosfera.

3.3 - La città di "San Cristóbal de Las Casas" nel "Chiapas"

L’”Hotel Casa Mexicana” a “San Cristóbal de Las Casas” dove abbiamo soggiornato.

In giro a “San Cristóbal de Las Casas”.

La “chiesa di Santo Domingo” con annesso l’ex convento a “San Cristobal de las Casas” è un importante espressione del barocco del “Chiapas”.
La facciata è rosa con figure ornamentali come anagrammi, sirene, angioletti indigeni e trafori.

Attorno alla “chiesa di Santo Domingo” a “San Cristobal de las Casas”, un grande mercato multicolorato.

5° e 6° giorno - trasferimento in Guatemala, Antigua e la processione della "domenica delle palme"

Il trasferimento in Guatemala è stato più complicato del previsto.
Dopo un primo tentativo infruttuoso di attraversare la frontiera con il Guatemala a “La Mesilla” (purtroppo siamo dovuti tornare indietro a “San Cristóbal de Las Casas”) siamo riusciti a raggiungere “Antigua” in Guatemala il giorno dopo passando la frontiera a “Talisman” vicino “Tapachula”, molto più a sud quasi sulla costa dell’oceano Pacifico.
I notevoli ritardi accumulati non ci hanno consentito di effettuare, come era previsto dal programma, la visita a “Panajachel” e ai villaggi “San Francisco El Alto” e “San Andres Xecul”. Non abbiamo inoltre effettuato il giro in barca sul “lago Atitlan” e la visita alla comunità indigena di “Santiago Atitlan”. Anche “Chichicastenango” è rimasto solamente il nome di una località scritta su un programma di viaggio.
Abbiamo potuto visitare “Antigua” il giorno della “domenica delle palme”, ed assistere alla processione quando uomini vestiti di tuniche viola, “i cucurucho”, escono dalla “chiesa de la Merced” sorreggendo un baldacchino con la statua di Cristo, seguiti dalle donne, “i carcadoras”, con l’immagine della Vergine. Sono invece simili a cortei funebri le processioni del Venerdì Santo. Il “Museo de la Semana Santa”, nel convento “Sor Juana de Maldonado”, ripercorre la storia di una tradizione dichiarata dall’Unesco Patrimonio immateriale dell’Umanità.
Le strade da dove passa la processione sono ricoperte da elaborati tappeti noti come “arte efímero” realizzati con segatura colorata, petali di fiori, aghi di pino, sabbia, frutta o verdura che saranno distrutti lungo il percorso dalle “anda”, i carri ondeggianti della processione, portati a spalla.

L’“Hotel Camino Real” ad “Antigua” in Guatemala.

Le strade di “Antigua” sono decorate, prima del passaggio della processione religiosa della “domenica delle palme”, da tappeti realizzati con segatura colorata, petali di fiori, aghi di pino, sabbia, frutta o verdura.
I tappeti saranno distrutti dal passaggio della processione.
L’evento che coinvolge l’intera comunità, tra devozione popolare e abilità artigianale si tramanda di padre in figlio.

Ornamenti delle case di “Antigua” durante la settimana santa.

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Battiporta ad “Antigua”.

La “chiesa di San Agustin” danneggiata da numerosi terremoti.

L’ex “Colegio de la Compañía de Jesús”.

Particolari architettonici dei camini nelle case coloniali della città di “Antigua” di tradizione ispanica.

L’”Iglesia de la Merced” in stile barocco guatemalteco ha due campanili.

Dalla “Iglesia de la Merced” esce l’immagine di “Jesús Nazareno de la Merced” per percorrere le strade di “Antigua”, due volte durante la Settimana Santa: la domenica delle Palme, nella processione chiamata “La Reseña” e il “Venerdì Santo”.

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“I cucuruchos” portano, a turno, il fercolo indossando un particolare abbigliamento.

Si vendono ogni genere di oggetti negli spazi attorno alla “Iglesia de la Merced”.

L’”Arco di Santa Catalina” è una dei manufatti più rappresentative di “Antigua”. Fu costruito nel XVII secolo per collegare il “convento di Santa Catalina” alla scuola. Ciò consentiva alle suore di clausura di passare da un edificio all’altro del “convento della Vergine” senza mai dover entrare in contatto con il pubblico e violare le rigide regole della clausura.

Le rovine del “Tempio di Santa Teresa de Jesus”. Il “terremoto di Santa Marta”, avvenuto il 29 settembre 1773, ha danneggiato definitivamente il complesso monumentale di “Santa Teresa de Jesús”.
L’area del convento era stata già pesantemente danneggiata dal terremoto “di San Casimiro” avvenuto il 29 settembre 1717.

Sedie e sgabelli nella “Posada di San Sebastian”, un B&B della città di “Antigua”.

L’accesso al “Complesso Monumentale di San Francisco El Grande” attraverso il “portal de San Buenaventura”, a NORD.

 

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L’accesso al “Complesso Monumentale di San Francisco El Grande” attraverso “portale di San Francisco” a OVEST lungo “calle de los Pasos”.

Il prospetto della “cappella della Vera Cruz”, nel “Tempio di San Francisco El Grande” dove, dal 1990, sono state deposte le spoglie di “Santo Hermano Pedro”.

Il Complesso Monumentale di “San Francisco El Grande” rappresenta uno degli esempi di più importanti e artistici di “Antigua”.
Nonostante le distruzioni causate dai terremoti e il trasferimento nella nuova capitale di gran parte del patrimonio artistico e culturale, il complesso conserva ancora molti tesori.
Attualmente questo Tempio è stato parzialmente ricostruito ma il vecchio convento rimane in rovina.

Le facciate dei templi come quello di San Francesco adottano solitamente una disposizione geometrica, essendo suddivise in “corpi” (le sezioni orizzontali separate da modanature) e “strade” (le sezioni verticali separate da lesene o colonne).
Infatti questo prospetto è composto da tre strade e cinque corpi con nicchie occupate da immagini di santi francescani. La facciata è fiancheggiata da due torri più basse della sommità. La torre NORD è per le campane e quella sud era per l’orologio, ma fu demolita dal terremoto del 1773.
Dietro gli alberi il vecchio convento che rimane tutt’ora in rovina.

Dietro gli alberi il vecchio convento che rimane tutt’ora in rovina.

Le “rovine della chiesa e del Convento di Santa Clara” (Ruinas del Templo y Convento de Santa Clara).
Chiesa e Convento hanno subito notevoli danni a causa dei terremoti avvenuto nel 1717 e nel 1773.
La cupola della chiesa che era rimasta in piedi è stata distrutta dai movimenti sismici del 1874.
Queste rovine sono molto visitate dai turisti nazionali e stranieri. Inoltre, vengono utilizzati per varie attività sociali, feste culturali e … matrimoni.

Ad “Antigua” solo le case dei nobili e dei benestanti avevano l’acqua corrente. Per questo motivo la maggior parte degli abitanti si recava nei lavatoi pubblici.
Il lavatoio / cisterna “La Unión”, di “plaza de San José”, era uno dei più conosciuti in città. Questo luogo fu ribattezzato “plaza La Unión” in commemorazione della vittoria dell’esercito guatemalteco contro “El Salvador” nella “battaglia di La Arada”.

La facciata della “chiesa di San Pedro Apóstol” (Iglesia de San Pedro Apóstol) è ad angolo retto con l’ingresso dell’”Hospital de San Pedro”.

La fontana nel cortile del “ristorante Las Antorchas”.

L’ “università di San Carlos del Guatemala” (Universidad de San Carlos de Guatemala) fu fondata nel 1675.

5 e 6.1 - La processione

La processione della “domenica delle palme” durante la quale gli uomini vestiti di tuniche viola, “i cucurucho”, escono dalla “chiesa de la Merced” sorreggendo il fercolo con la statua di Cristo, seguiti dalle donne, “le carcadoras”, con l’immagine della Vergine.
La processione passa nelle strade ricoperte da splendidi tappeti di fiori, aghi di pino e segatura colorata che vengono immediatamente rimossi dopo essere stati calpestati dal passaggio del fercolo.